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364 ATTO TERZO


e desidera l’amor mio. S’ella si dà a conoscere, s’ella mi piace, Rosaura è vostra. Piacciavi per un momento sospendere il nostro duello.

Alvaro. Invano sperate fuggirmi nuovamente di mano.

Monsieur. Son cavaliere. O vi cedo Rosaura, o di qui non parto senza combattere. È lecito a’ cavalieri il patteggiar col nemico.

Alvaro. Le regole di cavalleria da noi si studiano prima dell’alfabeto. Servitevi, che ve l’accordo, (ripone la spada, e si ritira nella bottega)

Monsieur. Madama. Eccomi a voi. Cedo Rosaura, se ’l comandate. Fatemi il piacere almeno, ch’io possa bearmi nel vostro volto.

Rosaura. Per ora non posso farlo.

Monsieur. Ma quando avrò il contento di vagheggiarvi?

Rosaura. Fra poche ore.

Monsieur. Mi conoscete, mi amate, sospirate per me?

Rosaura. Sì, e per voi lasciai Parigi, per voi abbandonai le delizie di Francia, e venni peregrina in Italia. Monsieur. (Grand’amore delle dame francesi! Gran fedeltà delle mie paesane! Gran forza delle mie attrattive! ) (da sè) Ma io non posso vivere, se non mi date il contento di vedervi per un momento.

Rosaura. Questo è impossibile.

Monsieur. Chi ve lo vieta?

Rosaura. Il mio decoro. Non conviene che una dama d’onore si faccia vedere in una bottega, senza la maschera che la difenda dal guardo altrui.

Monsieur. Eh, in Francia non si osservano questi riguardi.

Rosaura. Siamo in Italia, convien uniformarsi al paese.

Monsieur. Andiamo in un luogo più ritirato. Non mi lasciate morire.

Rosaura. No, restate, ed io parto.

Monsieur. Vi seguirò assolutamente.

Rosaura. Se ardirete di farlo, non mi vedrete mai più.

Monsieur. Siete venuta per tormentarmi?

Rosaura. Stassera mi vedrete, e per meglio conoscermi, favoritemi qualche segno da potervi mostrare.