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356 | ATTO TERZO |
Monsieur. Possibile che il calore dei miei infocati sospiri non arrivi colassù, a intiepidire il gelo della vostra crudeltà?
Eleonora. Non ci sono ancora arrivati.
Monsieur. Deh, mia bella, fatemi aprir questa porta, e permettetemi che io possa sospirare più da vicino.
Eleonora. No no, sospirate all’aria, che meglio tempererete i vostri calori.
Monsieur. Voi siete bella, ma siete troppo tiranna.
Eleonora. (Ecco mio padre. È meglio che mi ritiri). (da sè, entra)
SCENA VIII.
Monsieur le Blau, poi il Dottore.
Monsieur. Oh cielo, così mi lasciate? Senza dirmi addio da me vi partite? Ah spietata, ah crudele!1
Dottore. Signore, con chi l’avete?
Monsieur. Voi che all’abito mi parete un dottore, sentite la mia ragione. Questa barbara ragazza, chiamata Eleonora, sorda a’ miei prieghi, ingrata a’ miei pianti, non vuole accordarmi corrispondenza, mi nega pietà.
Dottore. Vossignoria dunque è innamorato di quella ragazza?
Monsieur. L’amo quanto me stesso. Non vedo per altri occhi che per i suoi.
Dottore. Quant’è che è innamorato di lei?
Monsieur. Sono pochi momenti. Or ora l’ho veduta per la prima volta a quella finestra.
Dottore. È una maraviglia, che così presto si sia innamorato.
Monsieur. Noi altri Francesi abbiamo lo spirito pronto ed il cuore tenero. Uno sguardo è capace di farci morire.
Dottore. Quanto dura poi questo loro affetto?
Monsieur. Finche comanda amore, ch’è il sovrano dei nostri cuori2.