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344 ATTO SECONDO

Monsieur. Oh cara! Le recitasti il mio complimento?

Arlecchino. Lo recitai, accompagnato da qualche lagrima.

Monsieur. Bravo, Arlecchino; l’ho detto che sei nato a posta. (lo bacia)

Arlecchino. Ah signore, consolatevi. Ella... oh cielo!

Monsieur. Che fece, caro Arlecchino, che fece?

Arlecchino. Sentendo quelle belle parole, si svenne1.

Monsieur. Tu mi arricchisci, tu mi beatifichi, tu m’innalzi al Trono della felicità. Ma, dimmi, ti diè la risposta?

Arlecchino. (Diavolo! Adess che penso, l’ho dada a quell’altro! ) (da sè) Me l’ha data... ma...

Monsieur. Che ma?

Arlecchino. L’ho persa.

Monsieur. Ah indegno, scellerato che sei! Perdere una cosa così preziosa? Giuro al cielo, non so chi mi tenga che non ti passi il petto con questa spada. (cava la spada)

Arlecchino. L’ho trovada, l’ho trovada. (Più tosto che farme ammazzar, ghe darò quella del Spagnolo), (da sè) Tegnì, eccola qua.

Monsieur. Ah caro il mio Arlecchino, refrigerio delle mie pene, araldo de’ miei contenti! (l’abbraccia)

Arlecchino. (Adesso el me abbrazza, e prima el me voleva sbudelar). (da sè)

Monsieur. Oh carta adorata, che rinchiudi il balsamo delle mie piaghe! Nell’aprirti mi sento strugger il cuore dal contento. Leggiamo. Ammiro sommamente il magnifico albero della vostra casa. Come! l’albero della mia casa? (ad Arlecchino)

Arlecchino. (Ecco la solita istoria). (da sè) Non la capite?

Monsieur. Io no.

Arlecchino. Ve la spiegherò mi. Voi non siete unico di vostra casa?

Monsieur. Sì.

Arlecchino. Non dovete voi ammogliarvi?

  1. Bettin.: è svenuta.