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340 | ATTO SECONDO |
pensato di ritirarmi. (Ei non vuol parlare; non posso scoprir nulla). (da sè) Questa sarebbe l’ora opportuna di farle una visita. Quando io ci andavo, non perdevo questi preziosi momenti. Ma che diavolo! Siete mutolo? Non parlate? Che temperamento è il vostro? Da questa vostra serietà non capisco se siate allegro o malinconico.
Milord. Questo è quello che non capirete mai.
Conte. Lode al cielo, che avete parlato. Approvo molto il vostro costume; questa credo possa dirsi la più fina politica; ma noi altri Italiani non abbiamo l’abilità di praticarla. Parliamo troppo.
SCENA XIX.
Birif dalla parte di Milord, Foletto dalla parte del Conte, e detti.
Birif. Signore.
Foletto. Illustrissimo. (Il Conte fa1 cenno a Foletto che non parli, ed egli gli dà la lettera)
Milord. Facesti? (a Birif)
Birif. Sì signore. (a Milord)
Milord. Aggradì? (a Birif)
Birif. Ringrazia. (a Milord)
Milord. Non occorr’altro. (gli dà un borsellino con denari; Foletto osserva)
Birif. (Fa una riverenza e parte.)
Conte. (Fa cenno a Foletto, che se ne vada. Egli stende la mano per la mancia. Il Conte lo scaccia.)
Foletto. (Bella Italia! Ma cattivo servire!) (parte)
Conte. (Colui ha portato una risposta al Milord: dubito sia qualche ambasciata di Rosaura). (da sè) Amico, mi rallegro con voi. Ma! Così va a chi è fortunato. Le donne corrono dietro. Le ambasciate volano. Madama Rosaura...
Milord. Siete un pazzo. parte)
Conte. A me pazzo, viva il cielo! Si pentirà d’avermi ingiuriato. Risponderà all’invito della mia spada... Ma che dice la mia cara
- ↑ Così Bett., Pap. ecc.; Pasq. e Zatta: facendo.