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LA VEDOVA SCALTRA 335

Foletto. Padrona no.

Marionette. Saprete poco servire.

Foletto. Perchè?

Marionette. Perchè la vera scuola si trova solamente colà.

Foletto. Eppure, benchè non sia stato a Parigi, so anch’io una certa moda molto comoda per i servitori, e la metterò in pratica, se volete.

Marionette. E qual è questa moda?

Foletto. Che quando il padrone fa all’amore colla padrona, il lacchè fa lo stesso colla cameriera.

Marionette. Oh, la sai lunga davvero!

Rosaura. Ho inteso: dirai al tuo padrone...

Foletto. Ma per amor del cielo, mi onori, illustrissima padrona, della risposta in carta; altrimenti...

Marionette. Non si busca la mancia, non è vero?

Foletto. Per l’appunto. Chi è del mestiere, lo sa.

Marionette. Che ti venga la rabbia, lacchè del diavolo.

Rosaura. Ora vado a formar la risposta. (va al tavolino)

Foletto. Francesina, come state d’innamorati?

Marionette. Eh, così così.

Foletto. La notte si calano prosciutti dalla finestra?

Marionette. Oh, io non sono di quelle.

Foletto. Già me l’immagino. Ma pure, se ci venissi io, vi sarebbe niente?

Marionette. Chi sa?

Foletto. Stassera mi provo.

Marionette. Eh birbone! Sa il cielo quante ne hai!

Foletto. Certo che col salario non potrei scialare, se non avessi quattro serve che mi mantenessero.

Marionette. Alla larga.

Foletto. Via via, sarete la quinta.

Rosaura. Eccoti la risposta.

Foletto. Grazie a Vossignoria Illustrissima. Ma volevo dir io, illustrissima padrona, vi è nulla per il giovane?

Rosaura. Sì, prendi. (gli dà la mancia)