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332 ATTO SECONDO


di presentarla, devo farvi un complimento, del qual ve assicuro che no me arecordo una parola.

Marionette. Arlecchino, fai torto al tuo spirito.

Rosaura. Se non te lo ricordi, sarà difficile che io lo senta.

Arlecchino. L’arte dell’omo suplisse alle avventure del caso. (Belle parole!) Ecco il gran complimento, registrato nel candido deposito di questa carta.

Rosaura. Bravo!

Marionette. Evviva.

Arlecchino. Ecco il foglio. Leggetelo voi, poichè, per confidarvi l’arcano, io non so nè lezer, nè scriver. (presenta il foglio a Rosaura)

Rosaura. Sentiamo, Marionette, che belle e galanti cose sa dire il nostro Francese. (legge) Madama, la poca memoria del nuovo mio servitore mi obbliga ad accompagnare con queste righe un pegno della mia stima, che a voi addrizzo. Degnatevi d’aggradirlo, e assicuratevi ch’ei viene a voi accompagnato da tutto il mio cuore.

Marionette. Che bello stile francese!

Rosaura. Ebbene, qual è la cosa che mi devi tu presentare?

Arlecchino. Una zoggia preziosa: una zoggia francese. Eccola. (le dà il ritratto)

Rosaura. È questa la gioja?

Marionette. Vi par poco? Il ritratto di un Parigino?

Rosaura. È qualcosa di particolare.

Arlecchino. Madama, vi prego della risposta, dalla qual dipende la consolazion del padron e l’interesse del servitor.

Rosaura. Volentieri1. Attendimi, che ora in un momento sono da te. (va al tavolino a scrivere)

Marionette. Caro Arlecchino, qual nume tutelare ti ha provveduto di questa buona fortuna?

Arlecchino. Za che la sorte me va beneficando sul gusto franzese, vago sperando de poderme infranzesar colla grazia de Marionette.

  1. Nelle edd. Bettin., Paper., Savioli ecc.: Volentieri, soddisfarò l’uno e l’altro nello stesso tempo.