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LA VEDOVA SCALTRA 331

SCENA XI.

Rosaura e Marionette.

Marionette. Certamente una madre non farebbe tanto per la signora Eleonora, quanto esibite di far voi.

Rosaura. L’amo teneramente. Ella è sempre stata meco, e in premio della sua rassegnazione procuro di renderla, per quanto posso, felice.

Marionette. V’è in sala qualcuno che chiama. Permettetemi ch’io vada a vedere chi è. (parte)

SCENA XII.

Rosaura, poi Marionette, poi Arlecchino vestito alla francese.

Rosaura. È troppo barbara quella legge, che vuol disporre del cuor delle donne a costo della loro rovina.

Marionette. Signora, vi è un cameriere di monsieur le Blau, che desidera farvi un’ambasciata.

Rosaura. Fa che passi.

Marionette. Sapete per altro chi è costui? E il cameriere della locanda, è Arlecchino, il quale dal Cavaliere francese è stato fatto suo cameriere. (parte)

Rosaura. Il Francese va replicando gli assalti; ma io, prima di cedere, farò buon uso di tutte le mie difese.

Marionette. Venite, venite, signor cameriere francese.

Arlecchino. Viene facendo molti inchini caricati a Rosaura.)

Rosaura. Bravo, bravo, non ti affaticar davvantaggio. Parla, se hai qualche cosa da dirmi per parte del tuo padrone.

Arlecchino. Madama, per parte del mio padrone devo presentarvi una zoggia1. (parla con linguaggio alterato)

Rosaura. A me una gioja?

Arlecchino. A voi, madeuna, ma prima di darla o, per dir meglio,

  1. Bettin. qui e dopo: zoja.