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LA VEDOVA SCALTRA | 325 |
darmi, e a misura della risposta sarai ricompensato. Avverti di custodire con ogni esattezza la gioja che or ora ti diedi. Gioja che ha fatto sospirare le prime principesse d’Europa. (parte)
Arlecchino. Gioja che faria sospirar un pover om dalla fame. (parte)
SCENA V.
Il Conte, poi Foletto lacchè.
Conte. Rosaura restò meco sdegnata, chiamandosi offesa da’ miei gelosi sospetti. Convien placarla. Finalmente conosco che la gelosia è un tormento dell’amante, e un’ingiuria all’amata. Spero con questa lettera facilitarmi il di lei perdono, e ritornare al dolce possesso della sua grazia. Lacchè.
Foletto. Illustrissimo.
Conte. Sai dove stia di casa il signor Pantalone de’ Bisognosi?
Foletto. Illustrissimo sì.
Conte. Conosci la signora Rosaura sua cognata?
Foletto. Illustrissimo sì, la conosco.
Conte. Devi andare alla di lei casa, e portarle questa mia lettera.
Foletto. Vossignoria illustrissima sarà servita.
Conte. Procura farti dar la risposta.
Foletto. Illustrissimo sì.
Conte. Con questa occasione osserva se vi è nessuno a conversazione.
Foletto. Vossignoria illustrissima lasci fare a me.
Conte. Fallo con buona maniera.
Foletto. Non abbia timore. Illustrissimo, che questo è il nostro mestiere. Si stima più un lacchè che sappia portare una lettera, che uno che sappia correr la posta. (parte)
Conte. Convien poi dire la verità, i nostri servitori italiani son tutti pieni di civiltà; qualche volta col troppo lustrarci ci burlano1, ma non importa. L’adulazione è una minestra che piace a tutti. (parte)
- ↑ Betin., Paper., Sav. ecc.: minchionano.