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LA VEDOVA SCALTRA | 323 |
Arlecchino. Ghe dirò, patron; siccome la mia gran abilità la consiste in1 magnar, no me par de poder trovar meio d’una locanda.
Monsieur. No, amico, non è questa la tua abilità. Conosco io dalla tua bell’idea, che sei un capo d’opera per fare un’ambasciata amorosa.
Arlecchino. In verità l’è un cattivo astrologo, perchè mi non ho mai fatt el mezzan.
Monsieur. Ecco come in Italia si cambiano i termini a tutte le cose. Che cos’è questo mezzano? Un ambasciatore di pace, un interprete dei cuori amanti, un araldo di felicità e contenti; merita tutta la stima, ed occupa i più onorati posti del mondo.
Arlecchino. Ambasciator de pase, araldo de felicità e contenti, in bon italian vol dir batter l’azzalin2.
Monsieur. Orsù, io sarò quello che metterà in luminoso prospetto la tua persona. Conosci madama Rosaura, cognata di Pantalone de’ Bisognosi?
Arlecchino. Signor sì, la conosso.
Monsieur. Hai tu coraggio di presentarti ad essa in mio nome, e recarle in dono una preziosissima gioja che ti darò?
Arlecchino. Elo fursi qualche anello?
Monsieur. Oh, altro che anello! È una gioja che non ha prezzo.
Arlecchino. Perchè, se l’era un anello, no la lo toleva siguro. Basta, me proverò; ma la se arecorda che ogni fadiga merita premio.
Monsieur. Eseguisci la commissione, e sarai largamente ricompensato.
Arlecchino. La me diga, cara ela: Vussioria el mai stà in Inghilterra? Salo l’usanza de quel paese?
Monsieur. Non ci sono stato, e non so di qual usanza tu parli.
Arlecchino. La sappia che in Inghilterra se usa regalar avanti.
Monsieur. Questo da noi non si costuma. La mercede non dee precedere il merito. Opera bene, e non temere.
Arlecchino. Basta, mi stagh sulla vostra parola.