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322 ATTO SECONDO

Alvaro. Che bel morire per una dama che sa sostenere la gravità!

Rosaura. Principiate ora a temermi. Partite.

Alvaro. Sono costretto ad ubbidirvi.

Rosaura. Non mi guardate.

Alvaro. Che incanto è questo! Che severità prodigiosa! Provo il massimo de’ contenti nel sofferire la maggior pena del mondo. (si volta un poco, e con un sospiro parte)

SCENA III.

Rosaura sola.

Oh! questo è il più ameno carattere di quanti ne abbia trattati. Ha piacere di essere tormentato, e in grazia di questa sua idolatrata gravità, fa più conto dei disprezzi che delle finezze. Eccomi provveduta di quattro amanti, ognuno dei quali ha il suo merito e le sue stravaganze. L’Italiano è fedele, ma troppo geloso: l’Inglese è sincero, ma incostante: il Francese è galante, ma troppo affettato: e lo Spagnuolo è amoroso, ma troppo grave. Vedo che volendo levarmi dalla soggezione1, uno di questi dovrei scegliere, ma quale ancor non saprei. Dubito poi che dovrò preferire il Conte ad ogni altro, tuttochè qualche volta mi si renda molesto co’ suoi sospetti gelosi. Egli è il primo che mi si è dichiarato; e poi ha il privilegio sopra degli altri d’essermi quasi paesano: privilegio che assai prevale in tutte le nazioni del mondo. (parte)

SCENA IV.

Camera nella locanda.

Monsieur le Blau ed Arlecchino.

Monsieur. Tu sei un uomo spiritoso; è peccato che ti perdi in una locanda, ove non può spiccare2 la tua abilità.

  1. Bettin., Paper, ecc. aggiungono: del cognato.
  2. Bettin., Paper, ecc.: ove non puoi far spiccare.