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314 | ATTO PRIMO |
Monsieur. Ma io perdo il tempo in cose inutili, e mi scordava di dirvi che mi piacete eccessivamente; che v’amo quanto la luce degli occhi miei, e desidero la vostra corrispondenza per unico refrigerio delle mie pene.
Rosaura. Signore, che io vi piaccia è mia fortuna, che voi mi amiate è vostra bontà; ma il corrispondervi non è in mio arbitrio.
Monsieur. Da chi dipendete? Non siete padrona di voi medesima?
Rosaura. La vedova è soggetta alla critica più d’altra donna. Se mi dichiarassi per voi, non si farebbe 1 che parlare di me.
Monsieur. Ma voi non avete da far caso di questa gente. Dovete vivere secondo il buon sistema delle donne prudenti.
Rosaura. La donna prudente o deve vivere a sè, o deve accompagnarsi con uno sposo.
Monsieur. Questa proposizione potrebbe non esser vera, ma se così volete, io vi esibisco uno sposo.
Rosaura. E chi è questi, o signore?
Monsieur. Le Blau, che v’adora. Io, mia cara, vi donerò la mia mano, come vi ho donato il mio cuore.
Rosaura. Datemi qualche tempo a risolvere.
Monsieur. Sì, mio bene, prendete quanto tempo vi piace; ma intanto non mi lasciate morire. (s’accosta per prenderla per la mano2)
Rosaura. Eh, monsieur, un poco più di modestia.
Monsieur. Non si permette alcuna piccola cosa ad uno che deve essere il vostro sposo?
Rosaura. È ancor troppo presto.
Monsieur. Ma io ardo, e non posso vivere. (torna come sopra)
Rosaura. (Convien finirla). (s’alza)
Monsieur. Non mi fuggite. Abbiate pietà. (Le va dietro)
Rosaura. Modestia, vi dico. Siete troppo importuno.
Monsieur. (S’inginocchia) Vi domando perdono.
Rosaura. (E siamo da capo). (da sè) Deh alzatevi, e non mi date in simili debolezze.
Monsieur. Madama, un affanno di cuore m’impedisce levar da terra senza il soccorso della vostra mano.