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LA VEDOVA SCALTRA 313

Monsieur. Alla bellezza naturale avete poi aggiunta la bell’arte di perfettamente assettarvi il capo, che mi sembrate una Flora. Chi vi ha frisato, madama? La nostra Marionette?

Rosaura. Ella per l’appunto.

Monsieur. Conosco la maniera di Parigi. Ma vi domando perdono, un capello insolente vorrebbe desertare dal vostro tuppè.

Rosaura. Non sarebbe gran cosa.

Monsieur. Oh perdonatemi, sta male. Lo leverò, se vi contentate.

Rosaura. Chiamerò la cameriera.

Monsieur. No, voglio io aver l’onore di servirvi: aspettate.
(Tira fuori di tasca un astuccio d’argento1 da cui cava le forbici, e taglia il capello a Rosaura; poi dal medesimo astuccio cava uno spillone e le accomoda i capelli. Trovando che non va bene, da un’altra tasca tira fuori un piccolo pettine nella sua custodia e accomoda il tuppè. Da una scatola d’argento tira fuori un buffettino con polvere di Cipro, e le dà la polvere dove manca; poi dall’astuccio cava il coltellino per levar la polvere dalla fronte. Con un fazzoletto la ripulisce, e dopo tira fuori uno specchio, perchè si guardi; e finalmente tira fuori una boccetta con acqua odorosa, e se la getta sulle mani per lavarsele, e se le asciuga col fazzoletto, dicendo qualche parola frattanto che fa tutte queste funzioni; e Rosaura si va maravigliando, e lascia fare; dopo, sedendo, seguita:
In verità ora state perfettamente.

Rosaura. Non si può negare che in voi non regni tutto il buon gusto e non siate il ritratto della galanteria.

Monsieur. Circa il buon gusto, non fo per dire, ma Parigi facea di me qualche stima. I sarti francesi tutti tengono meco corrispondenza per comunicarmi le loro idee, e non mandano fuori una nuova moda, senza la mia approvazione.

Rosaura. Veramente si vede che il vostro modo di vestire non è ordinario.

Monsieur. Ah! mirate questo taglio di vita! (s’alza e passeggia) Vedete quanto adornano la persona questi due fianchi! Appunto l’equilibrio in cui son eglino situati, è la ragione per cui mi avete veduto riuscire mirabilmente nel ballo.

Rosaura. (Non si potea far peggio). (da sè)

  1. Pasq. e Zatta hanno solo: un astuccio.