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312 ATTO PRIMO

Rosaura. Alzatevi: l’error vostro non è sì grave, che v’abbiate a gettar ai piedi di chi non merita sì tenere umiliazioni.

Monsieur. Oh cielo! Le vostre parole mi hanno ricolmo1 il cuore di dolcezza.

Rosaura. (Ancorchè vi sia un poco di caricatura, questa maniera obbliga infinitamente). (da sè)

Monsieur. (Marionette, di te non ho più di bisogno; puoi andartene a far gli affari di camera). (piano a Marionette)

Marionette. Mi comanda, signora padrona?

Rosaura. Avanza due sedie...

Marionette. Eccole. (Ricordatevi2, Monsieur, del costume del nostro paese). (a Monsieur)

Monsieur. Sì, i guanti per la cameriera. Vi saranno.

Marionette. (In quanto a questo poi, mi piace l’usanza inglese. Quel subito è la bella cosa). (da sè, parte)

SCENA XVII.

Rosaura e Monsieur le Beau.

Monsieur. Ah madama! il cielo, che fa tutto bene, non può aver fatta voi sì bella per tormentare gli amanti; onde dalla vostra bellezza argomento la vostra pietà.

Rosaura. Siccome so di non esser bella, così non mi vanto di esser pietosa.

Monsieur. La bassa stima che volete aver di voi medesima, proviene dalla vostra gran modestia. Ma viva il cielo! Se Apelle dovesse ora dipinger Venere, non potrebbe fare che il vostro ritratto.

Rosaura. La troppo lode, Monsieur, degenera in adulazione.

Monsieur. Io vi parlo col cuore sincero, del miglior senno ch’io m’abbia, da cavaliere, da vero francese, voi siete bella sopra tutte le belle di questa terra.

Rosaura. (E seguita di questo passo). (da sè)

  1. Bettin.: empiuto.
  2. Bettin.: Arricordalevi.