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LA VEDOVA SCALTRA 311

Marionette. Monsieur le Blau.

Rosaura. Ah, lo conosco. Ier sera ballava de’ minuè al festino con una grande affettazione; quando mi dava la mano, pareva mi volesse storpiare.

Marionette. Ciò non importa: è un cavaliere molto ricco e nobile, giovine, bello e spiritoso, niente geloso, niente sofistico, e poi basta dire che sia francese.

Rosaura. Tu non vuoi lasciar questo vizio di esaltare in ogni minima cosa la tua nazione.

Marionette. Ma se dico la verità. Insomma egli è nell’anticamera, che aspetta la permissione di entrare.

Rosaura. E tu l’hai introdotto in casa con tanta facilità?

Marionette. È mio paesano.

Rosaura. Che importa a me che sia tuo paesano? Devo saperlo anch’io.

Marionette. Eh via, non mi fate la scrupolosa. Anch’egli avrà degli anelli.

Rosaura. Eh, non mi fare l’impertinente, che poi poi...

Marionette. Burlo, burlo, signora padrona. Se non volete ch’ei passi...

SCENA XVI.

Monsieur le Blau e detti.

Monsieur. Marionette, dorme madama?

Marionette. No, signore, ma per ora non può...

Monsieur. Eh, se non dorme, dunque permetterà ch’io m’avanzi. (entra nella camera)

Marionette. Che avete fatto? (a Monsieur)

Rosaura. Signore, qui non si costuma sì francamente...

Monsieur. Eccomi a’ vostri piedi a domandarvi perdono della mia impertinenza. Se avete bello il cuore, come bello è il vostro volto, spero non me lo saprete negare. (s’inginocchia)

Marionette. (Bravo, monsieur le Blau!) (da sè)