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26 ATTO PRIMO

Arlecchino. Mi credo d’aver i fondamenti1, che pol aver ogni galantomo che se vol maridar.

Colombina. Avete niente al vostro paese?

Arlecchino. Niente affatto.

Colombina. Che mestiere sapete fare?

Arlecchino. Niente affatto.

Colombina. E volete ammogliarvi?

Arlecchino. Elo un mestier difficile el maridarse? l’imparerò.2

Colombina. Bene, bene, discorreremo.

Arlecchino. Ma no gh’è tempo da perder.

Eleonora. Arlecchino. chiama per di dentro)

Arlecchino. La servo. Adessadesso se vederemo.

Colombina. Non dite niente alla vostra padrona di quello che abbiamo fra di noi parlato.

Arlecchino. Circa al matrimonio?

Colombina. No, circa all’esser suo e di suo marito.

Arlecchino. Mo no v’hala ela conta tutto?

Colombina. Sì, è vero, ma non vorrà che voi lo sappiate. Fate a mio modo, non le dite niente.

Arlecchino. Non dirò gnente. A revederse. (in atto di partenza)

Colombina. Addio.

Arlecchino. Me scordava de dirve una cossa.

Colombina. Che cosa?

Arlecchino. Volème ben, che ve ne voio anca mi. (parte)

Colombina. Affé che l’ho indovinata. Il semplice è caduto, ed ho saputo ogni cosa. Povera disgraziata! è moglie di Ottavio Aretusi! Sta bene con quel birbone. (parte)

SCENA III.

Beatrice, vestita da uomo, e Brighella.


Beatrice. Eccovi, signor Brighella, una lettera che vi dirà chi sono. (dandogli un foglio chiuso)

  1. Savioli e Zatta: il fondamento.
  2. Nelle edd. Savioli e Zatta si legge invece: «Arl. E perchè no?»