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304 ATTO PRIMO

SCENA IX.

Eleonora e detti.

Eleonora. È permesso il godere di sì gentile conversazione?

Rosaura. Venite, Eleonora, venite.

Milord. Chi è questa signora? (a Rosaura)

Rosaura. Mia sorella.

Eleonora. E sua devotissima serva. (Milord la saluta senza parlare)

Rosaura. Sedete presso a Milord. (ad Eleonora)

Eleonora. Se me lo permette.

Milord. Mi fate onore. (senza mirarla)

Eleonora. Ella è inglese, non è vero?

Milord. Sì, signora. (come sopra)

Eleonora. È molto tempo che è in Venezia?

Milord. Tre mesi. (come sopra)

Eleonora. Gli piace questa città?

Milord. Certamente. (come sopra)

Eleonora. Ma, signore, perchè mi favorisce con tanta asprezza? Sono sorella di Rosaura.

Milord. Compatitemi, ho la mente un poco distratta. (Costei non mi va a genio). (da sè)

Eleonora. Non vorrei sturbare i vostri pensieri...

Milord. Vi sono schiavo. (s’alza)

Rosaura. Dove, dove, Milord?

Milord. Alla Piazza.

Rosaura. Siete disgustato?

Milord. Eh, pensate. Oggi ci rivedremo. Madama, addio. Conte, a rivederci.

Rosaura. Permettete ch’io almeno... (vuol alzarsi)

Milord. No no, non voglio. Restate a consolare il povero Conte. Vedo ch’egli muore per voi. Vi amo anch’io, ma appunto perchè vi amo, godo in vedervi circondata da più adoratori, che facciano giustizia al vostro merito e applaudiscano alla mia scelta. (parte)