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IL FRAPPATORE 25


patrona ve l’abbia dito, no me sassinè, che son un omo, che co se tratta de taser, me faria mazzar più tosto che dir una mezza parola.

Colombina. Vi dirò di più, ch’ella mi ha confidato essere il signor Ottavio suo marito un cabalone di prima riga, nato assai bassamente, che vive d’industria, che la vuol spacciare da grande e che, dopo di averla condotta a Napoli, l’ha crudelmente piantata.

Arlecchino. Co l’è cussì, son contento. V’hala mo dito che semo qua senza un paolo, e che el patron della locanda stamattina n’ha fatto el complimento de licenziarne?

Colombina. Questo me l’ha detto il padrone. Ma il signor Brighella è un uomo di buon cuore, e non è capace di usare una crudeltà. Quello che gli dispiaceva era il non sapere chi fosse la vostra padrona, ma ora che lo saprà, avrà qualche maggior tolleranza.

Arlecchino. Mi no ghe digo gnente siguro.

Colombina. Glielo dirò io.

Arlecchino. E a vu l’è la patrona che l’ha dito, mi no.

Colombina. Certamente.

Arlecchino. De mi no la v’ha parlà gnente?

Colombina. Niente affatto.

Arlecchino. No la v’ha dito che son bergamasco?

Colombina. Questo lo so, perchè voi me l’avete detto sino dal primo giorno.

Arlecchino. V’hoggio mai dito, che son stuffo de servir e che me voria maridar?

Colombina. Questo non l’avete detto.

Arlecchino. Se no ve l’ho dito prima, vel digo adesso.

Colombina. Per dir la verità, me n’importa poco.

Arlecchino. Poi esser che v’importa d’un’altra cossa, che v’ho da dir.

Colombina. Cioè?

Arlecchino. Cioè che se anca vu avessi genio de maridarve, poderessi far capital de mi.

Colombina. Perchè questa cosa m’importi, conviene ch’io sappia che fondamento avete per prender moglie.