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LA VEDOVA SCALTRA 297


più d’attenzione. Sinora fui nelle mani d’un vecchio tisico; ma giacchè la sorte me ne ha liberata colla sua morte, non vo’ perdere miseramente la mia gioventù.

Marionette. Sì, trovatevi un giovinetto e rifatevi del tempo perduto.

Rosaura. Converrà ch’io faccia speditamente. È vero che il signor Pantalone mio cognato mi tratta con civiltà, ma finalmente non posso più dire di essere in casa mia, e vivo con della soggezione.

Marionette. Ma non vi mancheranno partiti: siete giovane, siete bella, e quello che più importa, avete una buona dote.

Rosaura. In grazia di quel povero vecchio, che l’ha aumentata.

Marionette. Ditemi la verità, avete niente per le mani?

Rosaura. Così presto? Sono vedova di pochi mesi.

Marionette. Eh, le mogli giovani dei mariti vecchi sogliono pensar per tempo a sceglier quello che deve loro rasciugare le lagrime. Mi ricordo aver fatto lo stesso anch’io col primo marito, che ne aveva settanta.

Rosaura. Mi fai ridere, Il Conte non mi dispiace.

Marionette. Non sarebbe cattivo partito, ma è troppo geloso.

Rosaura. Segno che ama davvero.

Marionette. Io vi consiglierei star a vedere, se vi capita qualche cosa di meglio. Oh, se poteste avere un Francese! Beata voi!

Rosaura. Che vantaggio avrei a sposar un Francese?

Marionette. Godereste tutta la vostra libertà, senza timore di dargli una minima gelosia; anzi con sicurezza, che quanto più foste disinvolta, tanto più gli dareste nel genio.

Rosaura. Questa è una bella prerogativa.

Marionette. I mariti francesi sono troppo comodi per le donne. Credetelo a me, che lo dico per prova.

Rosaura. Mia sorella ancor non si vede.

Marionette. Sarà alla tavoletta.

Rosaura. Non la finisce mai.

Marionette. Poverina! Anch’ella cerca marito.

Rosaura. Bisognerà che lo provvediamo anche a lei.