Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
292 | ATTO PRIMO |
Conte. Questo nostro locandiere ci ha veramente dato una buona cena.
Monsieur. È stata passabile; ma voi altri Italiani non avete nel mangiare il buon gusto di Francia.
Conte. Abbiamo anche noi de’ cuochi francesi.
Monsieur. Eh sì, ma quando vengono in Italia, perdono la buona maniera di cuocere. Oh se sentiste come si mangia a Parigi! Là è dove si1 raffinan le cose.
Milord. Voi altri Francesi avete questa malinconia in capo, che non vi sia altro mondo che Parigi. Io sono un buon Inglese, ma di Londra non parlo mai.
Alvaro. Io rido, quando sento esaltar Parigi. Madrid è la reggia del mondo.
Conte. Signori miei, io vi parlerò da vero italiano. Tutto il mondo è paese, e per tutto si sta bene, quando s’ha dei quattrini in tasca e dell’allegria in cuore.
Monsieur. Bravo, camerata, viva l’allegria. Dopo una buona cena, ci vorrebbe a conversazione una bella2 giovane. Siamo vicini al levar del sole, potremo3 risparmiare d’andare a letto. Ma che dite di quella bella vedova che abbiamo avuto l’onore di servire alla festa di ballo la scorsa notte?
Milord. Molto propria e civile.
Alvaro. Aveva una gravità che rapiva.
Monsieur. Pareva una Francese; aveva tutto il brio delle mademoiselles di Francia.
Conte. Certo la signora Rosaura è donna di molto garbo, riverita e rispettata da tutti (e adorata da questo cuore). (da sè)
Monsieur. Alon: viva madama Rosaura. (versa del vino a tutti) Alvaro. Viva donna Rosaura.
Milord. | ( | Viva. |
Conte. | ( |
(Monsieur le Blau intona nuovamente la medesima canzone francese, e, dopo, tutti replicano la strofa.)