Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/285


L'UOMO PRUDENTE 277

Pantalone. Volentiera; tutto quel che volè; che i vegna pur, za che per accidente so che i xe stai cavai fuora de caponera1. Ma basta che anca vu ve contente che torna in casa Brighella, che doverave esser poco lontan.

Beatrice. Ne sono contentissima. Basta che voi lo vogliate.

SCENA XXVI.

Brighella, poi Colombina, poi Arlecchino e detti.

Brighella. Za che in desparte ho sentio la grazia che i mi paroni s’ha degna de farme, con tutta umiltà l’accetto, e ghe prometto servitù fedel, respetto immutabile e obbedienza fina alla morte.

Pantalone. Caro Brighella, te vogio ben.

Colombina. Signor padrone, eccovi dinanzi la vostra povera cameriera, che per essere stata impertinente, avete con ragion castigata. Da qui avanti vedrete ch’io sarò obbediente come una cagnolina, e acciò non vi succedano più disgrazie, vi farò sempre la pappa colle mie mani.

Pantalone. Se ti gh’averà giudizio, sarà megio per ti.

Arlecchino. Sior padron, son qua ai vostri piedi; mi ve compatisso vu, vu compatime mi, e quel ch’è sta, è sta.

Pantalone. Za so che da ti no se pol aver de megio. Compatisso la to alocagine, e basta che ti sii fedel.

SCENA XXVII.

Diana e detti.

Diana. Giacchè vedo giubilar tutti in un mar di contenti, m’azzardo anch’io di presentarmi al signor Pantalone.

Pantalone. Come gh’intrela ela? Come xela qua?

Diana. Venni invitata dalla signora Beatrice.

  1. Caponera, gabbione in cui si nutriscono i capponi.