Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
L'UOMO PRUDENTE | 275 |
SCENA XXII.
Beatrice e detto.
Beatrice. (S’inginocchia alla dritta, e parla piangendo) Ecco a vostri piedi, o mio adorato consorte, una moglie ingrata e crudele, indegna del vostro amore. Confesso che, acciecata dalle furiose passioni, ho avuto la empietà di procurare la vostra morte; ma ora, pentita di cuore, convinta e intenerita dal vostro amore e dalla vostra pietà, vi chiedo umilmente perdono, e vi supplico di non negarmi la grazia, ch’io vi possa baciar la mano.
SCENA XXIII.
Ottavio e detti.
Ottavio. (S’inginocchia dall’altra parte, pure piangendo) Amorosissimo mio genitore, eccovi dinanzi gli occhi un figlio traditore, inumano degno dell’odio vostro e di mille morti. Confesso di aver cooperato alla vostra morte, ancorchè tardi, e fuor di tempo, abbia tentato di ripararla. Ed ora avendo in odio me stesso, vi chiedo pietà, e vi supplico e vi scongiuro a concedermi il prezioso dono d’imprimervi un bacio su quella mano adorata.
Pantalone. (Dà una mano a ciascuno di essi, piangendo) Tiolè, tiolè, cuor mio, vissere mie, leveve su, lasse che ve abrazza, che ve struccolaa, che ve basa. No parlemo più del passà. Ve perdono; sì, ve perdono, e se sarè co mi una bona mugier e un fio ubbidiente, ve sarò sempre mano affettuoso, e pare desvisserà.
SCENA XXIV.
Rosaura e detti.
Rosaura. Signor padre, io sono stata la cagione di tanti vostri rammarichi, ma finalmente, considerando che io l’ho fatto per timore della vostra morte, concedetemi un benigno perdono.
- ↑ Struccolare, stringere.