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L'UOMO PRUDENTE | 271 |
apparenza, qualificata dalle illusioni di Rosaura mia consorte, onde, in quanto a me, mi ritratto dalla querela, convinto dall’evidenza in contrario, e pentito d’aver cagionata una tal vessazione ad una famiglia che non la merita.
Giudice. E voi, signora Rosaura, con qual fondamento avete confermata la deposizione del signor Florindo?
Rosaura. Non mi confondete. I vostri termini io non li intendo.
Giudice. Perchè avete detto che la cagna era morta?
Rosaura. Perchè non credevo che fosse viva.
Giudice. Ma perchè non aveva ad esser viva?
Rosaura. Perchè credevo che fosse morta.
Giudice. Ma ora è morta, o viva?
Rosaura. La morta è morta, e la viva è viva.
Pantalone. Ah caro sior giudice, no la daga mazor tormento a un povero pare, col torse spasso d’una fia semplice e senza el chiaro lume della rason. No sentela el fondamento de quelle belle risposte? La credeva morta, la credeva viva, la morta è morta, e la morta è viva? Su sto bel principio s’ha fondà el discorso de sior Florindo, co sto bel fondamento l’è vegnù a denunziar. Mi bisogna sentirme, mi bisogna ascoltarme. A mi, se i fusse rei, complirave che i fusse castigai, a mi doverave premer de metter in siguro la mia vita insidiada e perseguitada; ma mi son quello che nega la denunzia, che convince el denunziante, che prova non esser vero el delitto, e mi son quello, che azonzendo alle rason più sode e più vere le lagreme più calde e più vive, cavae dal fondo del cuor, prostrà ai pie de sto Tribunal, domando e giustizia e pietà: giustizia per do poveri innocenti falsamente accusai; pietà per un povero vecchio, ferio nella parte più delicata, che xe l’onor. La giustizia li assolva, la pietà me consola; e se la giustizia dovesse ancora sospender la grazia, la pietà sia quella che me conceda un’anticipata consolazion.
Giudice. Signor Pantalone, alzatevi e consolatevi. La mancanza del corpo del delitto, la deficienza di prove, la ritrattazione dei denunzianti, rendono finora nullo il processo, e fanno sperare la