Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/270

262 ATTO TERZO


lui quattro birri per far le necessarie perquisizioni. Il bargello e i birri conducono via Beatrice e Ottavio. Il notaio dice ai birri che facciano diligenza per trovare un cane morto di veleno e una pentola di pan cotto; e tutti partono per eseguire1

SCENA XI.

Lelio da una camera e Diana dall’altra.

Lelio. Che vidi!

Diana. Che intesi!

Lelio. Signora Diana. (Vedendosi l'un l'altro.)
Diana. Signor Lelio.

Lelio. Voi qui?

Diana. Voi in questa casa?

Lelio. Io ci sono per mia disgrazia.

Diana. Ed io per mia mala ventura.

Lelio. Avete veduto?

Diana. Pur troppo. Povero Ottavio! di lui che sarà?

Lelio. Male assai, e peggio per la signora Beatrice.

Diana. Colui vestito di nero, che disse di veleno?

Lelio. Dubito che volessero suonarla al povero Pantalone. Certe parole mi ha dette la signora Beatrice.

Diana. Disse a me pur qualche cosa che mi fa dubitare. Ma noi in questa casa non2 stiamo bene.

Lelio. Certo che venendo sorpresi, potremmo cadere in sospetto di complici.

Diana. Dunque partiamo... Ma sento gente.

Lelio. Dubito che sia Pantalone.

Diana. Non ci lasciamo vedere.

Lelio. Ritiriamoci nelle nostre camere.

Diana. Partiremo in miglior congiuntura. (entra in camera)

Lelio. Ora sì, che se mi vedesse, sarebbe il tempo di usar l’ordigno del trabocchetto. (entra nella sua camera)

  1. È da notare questa scena lasciata a soggetto.
  2. Paper. e Zatta: non ci.