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260 ATTO terzo

Beatrice. Ditemi, signor Lelio, e parlatemi con libertà: avete voi veramente affetto per me? Sdegnereste voi l’occasion di esser mio sposo?

Lelio. Signora, siete maritata.

Beatrice. E se fossi vedova?

Lelio. Mi farei gloria d’aspirare alle vostre nozze.

Beatrice. Vien gente; ritirativi in quella camera.

Lelio. Io sono in curiosità di sapere per qual cagione mi avete ordinato di venir qui1.

Beatrice. Ritiratevi, dico, e saprete ogni cosa.

Lelio. Vi obbedisco. (Che labirinto è mai questo!) (da sè, entra in una camera)

SCENA VIII.

Beatrice, poi Diana.

Beatrice. Spero passar più felicemente i miei giorni col signor Lelio. Egli è giovane, e di buon gusto.

Diana. Signora Beatrice, eccomi a ricevere i vostri comandi.

Beatrice. Siate la ben venuta, signora Diana, non vi ho incomodata per me, ma per il signor Ottavio.

Diana. Che posso per fare per lui?

Beatrice. Presto avrà bisogno di voi.

Diana. Per qual cagione?

Beatrice. Suo padre sta male; se morisse, voi gli rasciughereste le lagrime?

Diana. Lo farei volentieri.

Beatrice. Credo anch’io che non vi dispiacerebbe la morte di Pantalone.

Diana. Certo ch’ei m’è nemico, ma finalmente è padre d’Ottavio.

Beatrice. Bene bene, c’intendiamo. Favorite, ritiratevi2 in questa camera, che or ora sono con voi.

Diana. E Ottavio dov’è?

  1. Bett., Sav. e Zatta: qui venire.
  2. Sav. e Zatta: Favorite ritirarvi.