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246 | ATTO SECONDO |
Ottavio. Crepasse pure n questo momento.
Beatrice. Sta a voi il rendervi felice.
Ottavio. Come?
Beatrice. Accelerando la morte a quel barbaro.
Ottavio. Ah! che mai dite? La natura aborrisce quest’attentato.
Beatrice. In esso però la natura non parla a favor del figliuolo e della moglie. Egli ne insegna a disumanarci, mentre colla sua crudeltà toglie la vita ad entrambi.
Ottavio. Pur troppo egli ci vuol tutti morti; e non veggo altro rimedio per noi, che prevenirlo. Ma non avrei cuore di farlo.
Beatrice. L’avrei ben io questo cuore; mi basterebbe il vostro soccorso. (È giunta a segno la mia passione per Lelio, il mio odio per quel vecchio insensato, che m’impedise ogni mia felicità; son già risoluta ad ogni più atroce misfatto). (tra sè)
Ottavio. (Dopo aver passeggiato un poco, pensando) (Ah, conviene risolversi. La mia disperazione è all’estremo). (tra sè) E come potremo eseguir le nostre vendette? (a Beatrice)
Beatrice. Provvedetemi d’un buon veleno, e a me lasciate la cura.
Ottavio. Ah signora Beatrice, finalmente egli è a me padre, a voi marito.
Beatrice. (È già fatto il gran passo; mi son scoperta, e se non lo riduco all’effetto, io sono perduta). (tra sè) Non merita questi dolci nomi un barbaro padre, un marito crudele. Egli vuol l’eccidio di tutti noi, e noi con le mani alla cintola aspetteremo ch’egli trionfi colla nostra morte? Alla fine ha vissuto abbastanza; se gli possono1 accorciare pochi momenti di vita, e noi vi guadagniamo la nostra quiete, i nostri contenti. Io mi libero da una così tormentosa catena; e voi, divenendo l’assoluto padron di voi stesso e di tutte le ricchezze di quell’avarissimo vecchio, potete sposarvi la signora Diana e godere seco felici i giorni tutti di vostra vita. Altrimenti vi converrà abbandonarla, sposar un’altra, e veder la povera Diana precipitarsi e morire dalla disperazione: avrete voi questo cuore?
- ↑ Bettinelli: ponno.