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L'UOMO PRUDENTE 243


signor Ottavio, vostro figliuolo, mostra di essere di me invaghito e mi ha data la fede di sposo. Io non voleva accettare una tale offerta, senza prima assicurarmi del vostro assenso, ed egli mi fa sperare che voi non siate per opporvi alle nostre nozze. L’affare però è delicato, e tuttochè io sia vedova, ciò nonostante non voglio più a lungo tollerare la frequenza delle sue visite, senza una conclusione. Ecco il motivo per cui vi do il presente incomodo; desidero sapere la vostra intenzione sopra di ciò, e alla buona disposizione, che in voi spero di ritrovare, aggiungo le mie preghiere, pel desiderio che tengo di unirmi in parentado con una sì degna e rispettata famiglia.

Pantalone. Siora Diana, ella me fa più onor che no merito, e no me stimerave degno d’aver per niora una zentildonna de tanta stima. Ghe digo ben che mio fio degenera dal so sangue, trattando con ella cussì mal, e tiolendose spasso d’una persona che merita tutta la venerazion e el respetto.

Diana. Come! si prende spasso di me? Con che fondamento lo dite?

Pantalone. La perdona l’interrogazion impropria: sala lezera?

Diana. So leggere al certo.

Pantalone. Conossela1 el carattere de mio fio?

Diana. Lo conosco.

Pantalone. Donca la leza; giusto ancuob Ottavio ha sottoscritto el contratto colla fia de sior Pancrazio Aretusi. La varda: Ottavio Bisognosi prometto sposar la signora Eleonora Aretusi... e per dote e nome di dote ducati sessanta mille. (legge qua e là, facendo accompagnar Diana coll’occhio.)

Diana. Dunque Ottavio così mi tradisce? mi schernisce così?

Pantalone. Me despiase infinitamente; ma no ghe xe più remedio. La fazza che l’avvertimento ghe serva per l’avvegnir. Coi fioi de famegia no la se ne impazza. Lustrissima, possio servirla in altro? (La medesina ha fatto un’ottima operazion). (da sè)

  1. Sala lezer? sa leggere?
  2. Ancuo, oggi.
  1. Bett., Sav. e Zatt: cognossela.