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L'UOMO PRUDENTE | 241 |
sottoscrivi ste do carte de dota, tutte do compagne; una per sior Florindo, e una per nu.
Ottavio. (Non vorrei mi facesse qualche cavalletta!) (da sè) Ma lasciate prima ch’io la legga, se l’ho da sottoscrivere...
Pantalone. Siben, gh’ave rason. Lezè pur; soddisfeve. (gli dà il contratto con Florindo)
Ottavio. Legge piano.)
Pantalone. (Eh cagadonao! giusto adesso te la ficco). (da sè)
Ottavio. Sta bene, ecco ch’io mi sottoscrivo: Io, Ottavio Bisognosi affermo e prometto quanto sopra, ed in fede mano propria.
Pantalone. Fè l’istesso in quest’altra compagna. (gli dà un altro foglio)
Ottavio. Benissimo: lo, Ottavio Bisognosi, ecc. (Fa come sopra. Frattanto che Ottavio si sottoscrive. Pantalone colla mano opera ch’egli non legga.)
Pantalone. (Oh, adesso son contento). (da sè) Bisognerà pò che ti pensi a maridarte anca ti.
Ottavio. Eh, per me v’è tempo. Parliamo d’altro. Signor padre, se vi contentate, vi è la signora Diana che vorrebbe dirvi una parola. Se vi pare di accordarle questa grazia, ora la fo venire. (Giacchè la luna è buona, vo’ tentar la mia sorte). (da sè)
Pantalone. Perchè no voressi che l’ascoltasse? Songio qualche prencipe da no me degnar? Anzi la me fa onor: diseghe pur che la vegna.
Ottavio. Vado dunque a introdurla... (vuol partire)
Pantalone. Oe disè, saveu gnente vu cossa che la vogia?
Ottavio. Lo so e non lo so, ma bensì posso dirvi, che se in questo che lei richiederà, vi è bisogno del mio assenso, di questo ne sarete sicuro. (La signora Diana, che ha dello spirito, otterrà forse più di quello potrei ottenere io, se parlassi. E poi ella è donna, e da mio padre esigerà più riguardo). (da sè, e parte)