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210 ATTO PRIMO


Pantalone. Domattina col mio calesso anderè a trovarla, perchè la desidera, avanti de morir, de darve un abbrazzo.

Beatrice. No veh, Colombina, non andare.

Pantalone. La sarave bella che la fia negasse alla mare sta consolazion!

Colombina. Eh, considero che anzi le1 sarebbe di maggior dolore. È meglio ch’io non vada.

Pantalone. Basta, se no ti vol andar, lassa star. Ma to sorella Lisetta sta co tanto de occhi a aspettar che la muora, per portar via i bezzi e tutta la roba de casa. (Proverò st’altro sconzuro). da sè)

Colombina. N’ha molta della roba mia madre?

Pantalone. Cancaro! la gh’averà i so do o tre mile ducati al so comando.

Colombina. Uh povera madre mia! E deve morire? mostra di piangere)

Pantalone. No ghe xe più remedio.

Colombina. E mia sorella Lisetta porterà via tutto?

Pantalone. Infallibilmente.

Colombina. Uh povera madre mia! che dolore proverebbe, se non mi vedesse! Oh, voglio andarla a ritrovare senz’altro.

Pantalone. (La medesina ha fatto operazion). da sè)

Beatrice. E mi vuoi lasciare qui sola?

Colombina. Ma, signora padrona, si tratta della madre. Io le voglio tutto il mio bene2; la natura deve fare il suo effetto. Non voglio che si dica che l’ho lasciata morire senza vederla. Oh poverina! oh povera madre mia! piange)

Pantalone. (Vardè cossa che xe le donne, vardè!) da sè)

Beatrice. (Basta, se vuoi andare, non mi oppongo, ma ricordati quel che t’ho detto circa Lelio e Florindo con Rosaura). piano a Colombina)

Colombina. (Eh, signora sì; questo si farà stassera, ed io partirò domani). Canchero, due mila ducati! Oh cara la mia mamma! Lisetta vuol tutto? Vengo, vengo, mamma mia, vengo. (parte)

  1. Bettin., Sav. e Zatta: gli.
  2. Sav. e Zatta: tutto il bene.