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L'UOMO PRUDENTE | 199 |
Lelio. Voi avete uno spirito superiore. Siete degna di governare un impero, non che una casa. Beato il mondo, se tutte le donne fossero del vostro temperamento!
Brighella. Sior Ottavio. s’accosta al tavolino di Ottavio e parla a lui sottovoce)
Ottavio. Che vuoi, che e’è?
Brighella. L’è vegnù so sior padre.
Ottavio. E per questo? Che importa a me?
Brighella. Sei lo1 trova qua colla siora Diana, no so come el la intenderà.
Ottavio. L’intenda come vuole. Se non voleva vedere, doveva stare in campagna.
Brighella. Cussì la va dita, e viva el buon2 stomego. (va bel bello vicino a Rosaura, e le parla sotto voce) Siora Rosaura, l’avviso anca ella, e pò la fazza quel che la vol: è vegnù so sior padre...
Rosaura. Mio padre! (s’alza) Oh me meschina! non voglio che mi vegga in conversazione cogli uomini. parte)
Brighella. (Questa veramente l’è una putta de giudizio! Almanco la mostra de aver un poco de suggizion e de rispetto per3 so padre). da sè)
Beatrice. Guardate quella sciocca. È fuggita al nome di suo padre, come se avesse sentito nominare il diavolo.
Lelio. Eccolo che viene. Dobbiamo partire?
Beatrice. Mi maraviglio di voi.
Florindo. Eh, sarà meglio ch’io vada.
Beatrice. Restate, vi dico.
Diana. Signor Ottavio, non vorrei che nascesse qualche sconcerto.
Ottavio. Non vi movete, non vi movete.
Brighella. (Figureve in che smanie che darà quel povero vecchio, a veder la so casa deventada corte bandiaa). (da sè)
- ↑ Corte bandia: tripudio.