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alle stampe, senza che m’inquietin le ciance ai alcuni, o mi faccia paura il viso arcigno di altri. Il generoso compatimento che dona alle mie Opere un Soggetto di così fino discernimento, com’è V. E., deve a ragione far diffidare del proprio talento chiunque fosse per giudicarne diversamente; e la benevolenza d’un Personaggio così ragguardevole per Virtù, per Nobiltà, per Dignità, per cospicue Aderenze, deve ispirar del riguardo alla malignità la più rabbiosa1.

Qui sarebbe il luogo, ECCELLENTISSIMO SIGNORE, di metter in vista alcun poco quell’ammirabile genio, che vi ha reso posseditore perfetto non meno di tutte quelle morali, civili e politiche virtù che son utili alla Repubblica, che delle scienze più profonde e della più colta Letteratura; di esaltar le glorie non mai interrotte per secoli del vostro illustre casato. Vero esempio2 della nobiltà più cospicua; di rilevar lo splendore che in Voi ridonda dalle Porpore, o secolari del Padre e dell’uno de’ Zii, o ecclesiastiche dell’altro, vero onore non meno del Sacro Cardinalizio Collegio, che della inclita Patria e di tutta la Letteraria Repubblica. Ma io debbo religiosamente ubbidire al preciso comando che fatto mi avete, di tenermi in un rigoroso silenzio su questi punti, allora quando mi avete generosamente accordata la permissione di dedicarvi una delle mie3 Commedie. Mi sottopongo adunque anche in ciò al vostro volere, con quella stessa rassegnazion rispettosa, colla quale unitamente a questa mia4 Commedia, intitolata L’Uomo Prudente, mi do l’onore di umiliar a V. E. la mia riverentissima persona.

Di Vostra Eccellenza

Umiliss. Devotiss. Obbligatiss. Serv.
Carlo Goldoni.




  1. Ed. Bettin.: arrabbiata.
  2. Bettin.: carattere.
  3. Bettin.: di queste mie prime.
  4. Bettin.: questa mia terza.