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A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR
ANDREA QUERINI
PATRIZIO VENETO
E SENATORE AMPLISSIMO1.
I
O non so veramente senza arrossire presentarmi coll’umile offerta di questa mia Commedia a V. E., che occupata nelle gravi incombenze del Pubblico Governo, o ritirata in mezzo ai libri nel suo sceltissimo studio, è sempremai accostumata ad alti pensieri ed alle più serie applicazioni. Ma dovrei certamente arrossir di vantaggio, se, non potendo la mia bassezza dare a’ miei ossequiati Padroni e Protettori benèfici altra più luminosa testimonianza del mio profondissimo particolare rispetto e della mia umilissima riconoscenza, non mettessi in fronte d’alcuna delle mie Opere il nome veneratissimo di V. E., tra gli altri venerabili nomi di cui le ho fregiate sinora e son tuttavia per fregiarle.
Qual giustissima taccia della più vergognosa ingratitudine non sarebbe per meritarmi una omission così rea, mentre principalmente è a tutta Venezia palese con qual benignità V. E. da ben tre anni in qua2 suol riguardar me e le cose mie; con qual cortese affabilità si degna di accogliermi; con qual profusione in fine di beneficenze fa comparire agli occhi del Mondo l’onore accordatomi dell’autorevole suo patrocinio?
Ella è opera di questa rispettabile protezione, che hammi procurata la mia buona fortuna, la tranquillità stessa colla quale scrivo le mie Commedie, e il coraggio con cui mi espongo a darle