Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/173


I DUE GEMELLI VENEZIANI 167

Colombina. Sono venuta a vedere, se passava quel dell’insalata.

Dottore. Animo, animo, in casa.

Colombina. Avete veduto il signor Zanetto?

Dottore. Va in casa, pettegola.

Colombina. Uh, che vecchio arrabbiato! (entra in casa)

SCENA XXI.

Il Dottore e Pancrazio.

Dottore. Signor Pancrazio, a voi che siete il più caro amico ch’io m’abbia, confido la mia risoluta deliberazione di voler che immediatamente seguano gli sponsali di mia figlia Rosaura col signor Zanetto Bisognosi, ad onta di tutte le cose passate.

Pancrazio. Ma come! Se ella gli ha stracciata la scrittura in faccia, e non lo vuole.

Dottore. Ella ha ciò fatto per pura gelosia. Le cose sono avanzate a un segno, che senza scapito del mio decoro non si può sospendere un tal matrimonio. Tutta Verona ne parla; e poi, per dirvela, il signor Zanetto è assai ricco, e con poca dote assicuro la fortuna della mia figliuola.

Pancrazio. Ecco qui; l’avarizia, l’avarizia vi tenta a far il sacrificio di quella povera innocente colomba.

Dottore. Tant’è, ho risolto. I vostri consigli, che ho sempre stimati e venerati, questa volta non mi rimoveranno da una risoluzione che trovo esser giusta, onesta e decorosa per la mia casa.

Pancrazio. Pensateci meglio. Prendete tempo.

Dottore. Mi avete voi insegnato più volte a dire: chi ha tempo, non aspetti tempo. Vado subito a ritrovar il signor Zanetto, e avanti sera voglio che si concludano queste nozze. Caro amico, compatitemi, a rivederci. (parte)