Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
I DUE GEMELLI VENEZIANI | 165 |
Tonino. De mi la deve dir cossazzea.
Colombina. Ed in che modo! E perchè io ho prese le vostre parti, ed ho parlato in vostra difesa, ha principiato a strapazzarmi, come se fossi una bestia. Pettegola, sfacciata: se non si sapesse chi è, la compatirei.
Tonino. Mo no xela fia del sior Dottor?
Colombina. Eh! il malanno che la colga. È una venuta di casa del diavolo; trovata per le strade da un pellegrino.
Tonino. Ma come? Se sior Dottor dise che la xe so fìa?
Colombina. Perchè ancor egli è un vecchio birbone; lo dice per rubare un’eredità.
Tonino. (Eh, l’ho ditto che quel Dottor xe un poco de bon). (da sè) Donca siora Rosaura no se sa de chi la sia fia?
Colombina. Non si sa e non si saprà mai.
Tonino. Quanto xe che la passa per fìa del Dottor?
Colombina. L’ebbe in fasce da bambina, quella bella gioja.
Tonino. Quanti anni gh’averala?
Colombina. Lei dice che n’ha vent’uno; ma credo non conti quelli della balia.
Tonino. No la pol gnanca aver de più. Diseme, fia; sto pelegrin da dove vegnivelo?
Colombina. Da Venezia.
Tonino. E dove halo trova quella putelab?
Colombina. Dicono alle basse di Caldier1, tra Vicenza e Verona.
Tonino. Gierela in fasse?
Colombina. Sicuro, in fasce.
Tonino. L’aveu viste vu quelle fasse?
Colombina. Il signor Dottore mi pare che le conservi; ma io non le ho vedute.
Tonino. Ma sto pellegrin come l’avevelo abua? Gierela so fia? Cossa gh’avevela nome?
Colombina. Non era sua figlia; ma la trovò sulla strada, dove gli
- ↑ Sav. e Zatta, qui e più sotto: Caldiera; invece di Caldiero.