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100 | ATTO PRIMO |
amante. Seguite, seguite sì bel costume. Avvezzatevi a disprezzare la gioventù, dalla quale non potete sperare che mali esempi, infedeltà e strapazzi; e se mai il vostro cuore risolvere si volesse ad amare, cercate un oggetto degno del vostro amore.
Rosaura. Ma dove ed in chi dovrei cercarlo?
Pancrazio. Oh, Rosaura, per ora non posso dirvi di più. Penso a voi ed al vostro bene più di quello che vi credete; basta, lo conoscerete.
Rosaura. Signor Pancrazio, sono certa della vostra bontà. Siete troppo interessato per i vantaggi di questa casa, per non isperare da voi ogni più segnalato favore. Però, se devo dirvi la verità, il signor Zanetto non mi dispiace, e se non fosse così sfacciato, forse forse...
Pancrazio. Oibò, oibò, chiudete l’incauto labbro, e non oscurate con sentimenti sì vili l’eroica impresa della vostra virtù. Via, odiate anzi un oggetto così abbominevole. Chi non sa esser modesto, mostra di non aver la ragione che lo governa. Il vostro merito d’altro oggetto più nobile vi rende degna. Non fate mai più ch’io vi senta a pronunziare quel nome.
Rosaura. Dite bene, signor Pancrazio. Perdonate1 la mia debolezza. Vado a dire a mio padre che non lo voglio.
Pancrazio. Brava; ora vi lodo. Aggiungerò alle vostre le mie ragioni.
Rosaura. Di grazia, non mi abbandonate. (Che uomo dabbene, che uomo saggio ch’è questo! Felice mio padre, che l’ha in sua casa! felice me, che sono ammaestrata da’ suoi consigli!) (parte)
SCENA IX.
Pancrazio solo.
Se non mi acquisto Rosaura col mezzo di una falsa virtù e di una finta prudenza, nè colla gioventù, nè colla bellezza, nè colla ricchezza io non ispero di acquistarla per certo. Ho trovata una
- ↑ Bettin.: perdonate a me.