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costui a trovarmi all’Osteria del San Marco, dove seppe ch’io mi trovava. Mi propose il solito divertimento. Io, facendo l’accorto, con un sorriso lo ringraziai. Mi esibì di giocare alla Bassetta. Io maggiormente m’insospettii, e ricusai. Soggiunse che s’io aveva qualche sospetto, potea tener io la banca e tagliare, ed avendo io solo le carte in mano, non aveva niente a temere. La voglia di ricattarmi del Cala Carte, e la poca esperienza di simili bricconate, mi fe cader nella rete. Si fece portar delle carte; posi il mio danaro su la tavola, e mi accinsi a tagliare; col pretesto che i giochi d’invito sono rigorosamente in tutto lo Stato della Chiesa proibiti, andò il Padovano a serrar la porta col chiavistello, e poi si assise e puntò. Il primo punto fu per me favorevole, e mi consolai. Il secondo venne per lui, mise il paroli e lo perdette; io giubilava dall’allegrezza. Al terzo taglio, mostrando collera e bestemmiando, volle egli mescolare le carte, e me le rese, dopo di averle ben mescolate. Io faccio il taglio, ed egli mi mette al banco, cioè a tutto il danaro ch’io aveva sulla tavola, ed era tutto quello ch’io aveva meco. Mi sgomenta il colpo, e non volea tenerlo. Salta in piedi, s’infuria, e a forza di bestemmie mi persuade ch’io era in obbligo di tener la posta; dico fra me: arrischiamo. Faccio il taglio, sfoglio le carte, viene il punto per me favorevole, allungo la mano per prendere il suo danaro, mi dice il bestemmiatore: fermate; prende con dispetto le carte ch’io avea sfogliato, ne trova, o per meglio dire, ne caccia destramente una di più e grida: Il taglio è falso, la carta è per me, il punto è mio, ho vinto e vuol prendere il mio danaro. Io lo voglio difendere, rimproverandolo di Barattiere, egli piccatosi dell’insulto, mette mano ad una pistola, ed io prudentemente gli cedo il campo. Prende egli allora il danaro e lo mette in tasca, poi mi dice politamente che gli dispiaceva un tale accidente, ch’era uomo di onore, e che in altra occasione avrebbe dato la mia revincita, e sempre giocando colla pistola. Aprì poscia la porta, mi salutò cortesemente e partì. Rimasi colà stordito, e rinvenuto poscia del mio stordimento, volea ricorrere alla Giustizia, ma pensai che essendo il gioco proibito, e soggetto alla stessa pena chi vince e chi perde,


correa