nanza di quel Paese, che avrei accettata, se avessi avuto in animo di colà trattenermi. L’opera non valea gran cosa, ma l’età mia, la novità del pensiere, e la sollecitudine con cui ebbi l’arte di farla comparire alla luce, produssero un effetto mirabile, e ne riportai tutto quel plauso ch’io potea desiderare, e fui in appresso il ben veduto da tutti, e l’invidiato da qualcheduno. Non mi trattenni però colà lungo tempo, avendo poco dopo seguitato mio padre a Gorizia; ma mi trattenni colà tanto, che bastò per farmi incontrare due avventure bizzarre, che divertiranno il Lettore, che mi hanno dato motivo di conoscere davvicino alcuni di quegli artifizj donneschi che ho posti in iscena, e mi giustificheranno, se qualche volta ho caricato un poco la penna contro il bel sesso. Ecco la prima. Eravi poco distante dalla mia abitazione una giovinetta civile, bella, gentile ed altrettanto modesta. Mi piacque, e mi posi in capo di amoreggiarla. Se ne accorse la sua Cameriera, ch’era scaltra, maliziosa e di mala fede. Venne ella stessa a parlarmi per parte della Padrona, la quale appena mi conosceva, e non erasi accorta della mia inclinazione. Mi fece credere la scaltra donna, ch’io era corrisposto e felice. Mi trovò facile a prestarle fede, e mi persuase a far dei regali alla Padroncina. Mi domandò fra le altre cose un giojello di pietre false, che mi costò sei zecchini. Lo comprai, glielo diedi; lo vidi al collo della signora, a cui la serva lo avea venduto per tre zecchini. Faceami andar sotto le finestre la sera, promettendomi che avrei parlato alla Padroncina.
Eravi questa effettivamente, ma vi era ancora la Cameriera. Ella avea dato ad intendere ch’io era il suo innamorato, e tutte due di me si burlavano. Finalmente la misi al punto di farmi avere qualche maggior sicurezza. Mi disse due giorni dopo, ch’io mi trovassi un certo giorno determinato in casa di una Lavandaja poco lontano dalla Città. Vi andiedi, pieno di quel foco che arde la Gioventù. Vi trovai la Cameriera sola. Trovò de’ pretesti, e in fine mi domandò per lei stessa quella corrispondenza che avrei voluto accordare alla sua Padrona. Mi mosse a sdegno, e mi pose in sospetto. Comunicai il mio caso ad una brava donna, pratica del mestiere, e in grazia di uno zecchino che le promisi, seppe ella