solarmi, e ritornai un poco più tranquillo, dopo la cena, al riposo. La mattina seguente mi trovai parecchie miglia lontano, e non vedea l’ora di prendere terra, deliberato dentro di me di voler andarmene all’avventura. A quest’effetto unii della biancheria e qualche libro, con animo di portar meco il fardello e rendere tutto il resto.
Giunti a Piacenza, domandai di sbarcare; ma il Padrone della barca, che aveva avuto le sue istruzioni, me lo impedì, e mi obbligò di restar prigioniero fino a Chiozza, dove ei doveva consegnarmi a mio Padre. Fortunatamente per me, non vi si ritrovava al mio arrivo. L’accomodai con mia Madre, ed ella poi fu la mia protettrice all’arrivo del Padre. Il religioso Domenicano contribuì molto ad ottenermi il perdono. Vero è che mi ha costato i miei trenta Paoli, e qualche libro, e qualche camiscia, ma non lasciai di profittare dell’occasione per conoscere davvicino il carattere di Ottavio nel Padre di famiglia, e di Pancrazio nei due Gemelli.