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NOTA STORICA

Ranieri Bernardino Fabbri (m. nel 1767 di circa 92 anni) era (Goldoni, Mem. I 49) cancelliere della giurisdizione dell’Ordine di S. Stefano o più esattamente, come vuole Giovanni Montorzi (Delle pitture di Annibale Gatti nel R. Teatro nuovo di Pisa, in Scritti letterari di G. M., Pisa 1891 p. 59 segg.), primo ministro di cancelleria. Fu il Fabbri a procurare al Nostro il diploma di P. A. col nome di Polisseno Fegejo, e quella investitura di campagne fegee, intorno a cui il G. celia amabilmente nella Vita. Il sipario del R. Tea. Nuo. di Pisa, dipinto dal Gatti e rappresentante G. che recita un sonetto nella Colonia Alfea di quella città, mostra enche il Fabbri, al banco della Presidenza, mezzo alzato e in atto di applaudire (Montorzi, op. cit. p. 49).

L’elogio di Giov. Antonio Sacco (n. a Vienna nel 1708, m. in mare nel ’88 [cfr.: Rasi I comici italiani II 460 segg.] ) si legge nelle Mem. (I 41) già a proposito del canevaccio goldoniano Le 32 disgrazie d’Arlecchino. Il Sacchi stesso suggerì al poeta Il servitore di due padroni, quale argomento d’una nuova commedia. “C’était Le valet de deux maîtres le sujet qu’on me proposait” (Mem. I 50). Il G. ne parla dunque come d’argomento ben noto ai comici dell’arte. Tra gli scenari finora rinvenuti non so che si trovi un Servitore di due padroni, ma nel Nouveau Mercure 1718 (agosto) c’è il riassunto, abbastanza ampio, di un Arlequin, valet de deux maîtres, comédie italienne en 3 actes, repr. le 31 Juillet di quell’anno. Certo lo stesso soggetto, se anche non sempre identico il riassunto, è anche nel Nouveau théâtre Italien, Paris 1733, I p. 78., nel Dictionnaire des théâtres de Paris 1756, I 289 e nell’Histoire anecdotique et raisonnée du théâtre italien (Paris, 1769, I p. 236 segg.). Il Dictionnaire ne designa autore M. Mandajors (Jean Pierre de Ours de M., n. nel 1669, m. 1747) e traduttore (in italiano) Luigi Riccoboni. La Bibliothek der schönen Wissenschaften und der freyen Künste (Leipzig, 1758, IV I p. 771) che non sapeva dell’esistenza di questo riassunto a stampa assai prima che il G. componesse la sua commedia, avvertiva l’affinità dell’argomento, concludendo che il G. e il Mandajors avevano verisimilmente attinto alla stessa fonte. Per quanto le date (vuoi 1718 o 1733) rendano possibile e la pratica del G. in rebus theatralibus probabile la conoscenza da parte sua di questo riassunto, mancano prove a un’affermazione sicura. Attinse invece ad altra fonte o a materiali che il Sacchi ebbe a indicargli? Questione d’esigua importanza, data la quasi identità della favola tra riassunto e commedia. Ma questo, se toglie al G. il pregio dell’invenzione, non lo priva del merito d’aver saputo trarre da un arido scheletro una commedia che nelle scene con Truffaldino, sulle quali poggia il lavoro, è arguta e vivacissima. Sui rapporti tra la commedia e la sua fonte cfr. E. Maddalena, Aneddoti intorno al Servitore di due padroni. Ateneo Veneto, 1898 I e II. Un ampio esame