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Feci colà un Panegirico in lode di San Francesco d’Assisi, e fu recitato con qualche applauso da un Cherico, che aveva buona memoria. Feci una quantità di Sonetti, che non valevano niente, ma che l’età, in cui era, li facea parer qualche cosa; ma quello in che riuscii meno male, furono alcuni Dialoghi comici per alcune Fanciulle in un Monastero. Alla metà di Settembre ripresi il cammino verso Pavia, non per la via di Modona, ma per quella di Padova, Vicenza, Verona, Brescia e Milano. Mio Padre mi accompagnò fino a Padova, mi consegnò ad un vetturino conosciuto ed accreditato, e questi prese l’impegno di condurmi sino a Milano. Uscito dalle porte di Padova, e staccato dal mio Genitore amoroso, vidi che il vetturino erasi accompagnato con un altro suo camerata, che aveva una sola persona nel suo calesso, come io era solo nel mio. Erano tutti e due di ritorno, non è maraviglia che si contentassero di una sola persona per ciascheduno. Vidi che la persona dell’altro era una donna, e mi parve non fosse il Diavolo. Smontati alla prima osteria per rinfrescare non i cavalli, ma i vetturini, scesi velocemente dalla mia sedia, e andai a dar braccio a Madama. Ella mi accolse assai gentilmente, ed io proposi che in luogo di occupare la metà di due calessi, se ne poteva occupare un solo. Ella vi acconsentì facilmente, e i vetturini ancora, accordandosi fra di loro, che trovando de’ passeggieri, avrebbero diviso per metà il guadagno, e non trovandone, avrebbero un giorno per uno attaccati i loro cavalli alla nostra sedia. Tutti quelli che c’incontravano per la strada, guardavano con attenzione per entro il nostro calesso; io non sapea concepirne il perchè; la Donna, di me più accorta, mi disse che probabilmente ne era causa il mio collarino, e ch’io avrei dovuto levarmelo. Mi parve ch’ella dicesse bene, m’accorsi ch’io aveva ancora del zotico1, e mi arresi al di lei consiglio. Se il viaggio, ch’io aveva fatto sul Po2, mi riuscì piacevole, questo lo fu per me ancora più; ma non voglio lasciar di narrare un fatterello curioso, che mi è accaduto nella terra di Desenzano. Tutti quelli che hanno fatto quel viaggio, andando e venendo di Milano, sanno, quanto me, che tutti si
fermano