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600 | ATTO TERZO |
Florindo. Che è questo? (maravigliandosi del ritratto)
Truffaldino. (Oh diavolo! Ho falà. In vece de metterlo in tei vestido de quel alter, l’ho mess in questo. El color m’ha fatto fallar). (da sè)
Florindo. (Oh cieli! Non m’inganno io già. Questo è il mio ritratto; il mio ritratto che donai io medesimo alla mia cara Beatrice). Dimmi, tu, come è entrato nelle tasche del mio vestito questo ritratto, che non vi era?
Truffaldino. (Adesso mo no so come covrirla. Me inzegnerò). (da sè)
Florindo. Animo, dico; parla, rispondi. Questo ritratto, come nelle mie tasche?
Truffaldino. Caro signor1 patron, la compatissa la confidenza che me son tolto. Quel ritratt l’è roba mia; per no perderlo l’aveva nascosto là drento. Per amor del ciel, la me compatissa.
Florindo. Dove hai avuto questo ritratto?
Truffaldino. L’ho eredità dal me patron.
Florindo. Ereditato?
Truffaldino. Sior sì, ho servido un patron, l’è morto, el m’ha lassà delle bagatelle, che le ho vendue, e m’è restà sto ritratt.
Florindo. Oimè! Quanto tempo è che è morto questo tuo padrone?
Truffaldino. Sarà una settimana. (Digo quel che me vien alla bocca). (da sè)
Florindo. Come chiamavasi questo tuo padrone?
Truffaldino. Noi so, signor; el viveva incognito.
Florindo. Incognito? Quanto tempo lo hai tu servito?
Truffaldino. Poco; diese o dodese zorni.
Florindo. Oh cieli! Sempre più tremo, che non sia stata Beatrice! Fuggi in abito d’uomo... viveva incognita... (Oh me infelice, se fosse vero!) (da sè)
Truffaldino. (Col crede tutto, ghe ne racconterò delle belle).
Florindo. Dimmi, era giovine il tuo padrone? (con affanno)
Truffaldino. Sior sì, zovene.
Florindo. Senza barba?
- ↑ Paper.: sior.