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aspettare il calesso, venne la Serva di casa a tenermi un poco di compagnia. Costei era giovine e non era brutta. Nè ella era sfacciata, nè io libertino, ma il demonio ci aveva presi tutti e due talmente, che la scena avrebbe finito male, se non fosse venuto il vetturino a picchiare all’uscio. La Giovane era talmente accesa, che voleva partir con me ad ogni patto. Io mi trovava nel maggior imbarazzo del mondo. Finalmente alzatosi il Padrone di casa, per augurarmi il buon viaggio, si allontanò la Serva, piangendo. Cercai di rivederla col pretesto di volerle dare la mancia. La chiamarono, venne colle lagrime agli occhi. Le offersi mezzo filippo, e l’amorosa Giovane, lagrimando, lo prese. Ella fece il suo mestiere in quell’atto, ed io feci il mio. Ella cedè all’interesse; io cedetti alla riflessione. La scena mi parve comica, ne ho fatto nota, e me ne sono poscia servito.

Montato in calesso, esaminai la mia borsa, e vidi che in otto giorni l’aveva estenuata. Non ne aveva colpa la povera Serva, poichè aspettò all’ultimo giorno per dichiararsi.

Arrivato a Reggio all’osteria della Posta, inesperto com’era, non aveva coraggio di proseguire1 il mio viaggio. Mi rimproverava di non aver domandato a Modona nuovi soccorsi a chi avea la incombenza di darmene. Volea tornare indietro, ma temendo che in tale risoluzione vi avesse parte la buona Serva, pensai meglio di proseguire il cammino fino a Piacenza, per dove avea una lettera di mio Padre, diretta al Consigliere Barilli, Fratello di quel Barilli, che fu il Cognato di mio Avo patemo.

Giunto colà, non tardai a portarmi al suo albergo, ed a presentargli la lettera. Mi accolse assai gentilmente, m’invitò seco a pranzo, ed io accettai l’invito con gran piacere, meditando di cogliere un buon momento, per domandargli qualche danaro in prestito fino a Pavia. A tavola eravamo in sei, e non ardii di parlarne. Dopo tavola mi fece passar nel suo gabinetto, e senza ch’io facessi parola del mio bisogno, ecco qual discorso mi tenne: Figliuolo mio, diss’egli, sono assai avanzato negli anni. Poco ancor posso vivere, e vorrei morire tranquillo. Io credeva ch’ei volesse

lasciarmi

  1. Il testo: prosseguire. - Ed.