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590 | ATTO SECONDO |
dentro. Non si vergognerà a farsi scorgere in mezzo alla strada). (entra)
SCENA X.
Smeraldina, poi Truffaldino.
Smeraldina. Se il padrone mi vede, che cosa gli dirò? Dirò che venivo in traccia di lui; eccola bella e accomodata. Oh, non mi mancano ripieghi.
Truffaldino. (con un fiasco in mano, ed un bicchiere, ed un tovagliolino) Chi è che me domanda?
Smeraldina. Sono io, signore. Mi dispiace avervi incomodato.
Truffaldino. Niente; son qua a ricever i so comandi.
Smeraldina. M’immagino che foste a tavola, per quel ch’io vedo.
Truffaldino. Era a tavola, ma ghe tornerò.
Smeraldina. Davvero me ne dispiace.
Truffaldino. E mi gh’ho gusto. Per dirvela, ho la panza piena, e quei bei occhietti i è giusto a proposito per farme digerir.
Smeraldina. (Egli è pure grazioso!) (da sè)
Truffaldino. Metto zo el fìaschetto e son qua da vu, cara.
Smeraldina. (Mi ha detto cara). (da sè) La mia padrona manda questo viglietto al signor Federigo Rasponi; io nella locanda non voglio entrare, onde ho pensato di dar a voi quest’incomodo, che siete il suo servitore.
Truffaldino. Volentiera ghe lo porterò; ma prima sappiè che anca mi v’ho da far un’imbassada.
Smeraldina. Per parte di chi?
Truffaldino. Per parte de un galantomo. Disìme, conossìu vu un certo Truffaldin Battocchio?
Smeraldina. Mi pare averlo sentito nominare una volta, ma non me ne ricordo. (Avrebbe a esser egli1 questo). (da sè)
Truffaldino. L’è un bell’omo; bassotto, traccagnotto, spiritoso, che parla ben. Maestro de cerimonie...
- ↑ Paper. ecc.: lui.