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L’AUTORE
A CHI LEGGE.
(Tomo VIII)
INALMENTE nell’anno 1722 fui ricevuto nel Collegio Ghislieri. Questo Collegio, composto di quaranta Alunni, vien governato da un Sacerdote Secolare, che ha titolo di Prefetto, ed era in quel tempo il Reverendissimo Don Jacopo Francesco Bernerio, Dottore, Proto-notario apostolico e pubblico Lettore di Jus Civile nell’Università di Pavia, uomo celebre non meno per la pietà, che per il sapere. Appena entrato in Collegio, mi diedi subito a studiar la legge. Questo studio, siccome quello della Medicina e della Teologia, si fanno nella pubblica Università, onde i Collegiati sono obbligati a sortire, e si valgono di tal pretesto per divertirsi. Io non so, se più abbia studiato, o più mi sia divertito. Credo di aver fatto l’uno e l’altro egualmente. Poichè, circa allo studio, so ch’io non era degl’inferiori, e circa al divertimento, io non la cedeva a nessuno. Mi riuscì in poco tempo di far moltissime conoscenze. I Veneziani sono assai ben veduti per tutta la Lombardia. Io era il primo Veneziano entrato in quel Collegio, dopo la fondazione. La gioventù, l’allegria naturale portata dal mio Paese, la lingua piacevole Veneziana, un poco di estro poetico e, sopra tutto, il genio comico, che non poteva stare celato, mi facilitavano le amicizie e l’ingresso. Non credo che Collegiale al mondo sia mai stato tanto contento, quant’io lo era. Arrivato il mese di Giugno, in cui cominciano le vacanze, e durano sino al mese di Ottobre, partii cogli altri, m’imbarcai sul Ticino, e per la via del Po giunsi a Chiozza a consolare i miei Genitori, contenti di rivedere il Sig. Abbate loro figliuolo, non male iniziato nell’Instituta di Giustiniano. Avrebbero voluto, che io avessi occupato il mio tempo nel ripassare le mie lezioni, ed avevami proveduto mio Padre di una Persona capace di mantenermi nell’esercizio legale, ma io voleva pro-
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