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566 ATTO PRIMO


Beatrice. V’ingannate; e per convincervi vi parlerò schiettamente. Se voi non volete me, io non saprei che fare di voi. Se avete ad altri impegnata la destra, anch’io con altri ho impegnato il cuore.

Clarice. Ora cominciate a piacermi.

Beatrice. Non vel dissi che aveva io il modo di consolarvi?

Clarice. Ah, temo che mi deludiate.

Beatrice. No, signora, non fingo. Parlovi col cuore sulle labbra; e se mi promettete quella segretezza che mi negaste poc’anzi, vi confiderò un arcano, che metterà in sicuro la vostra pace.

Clarice. Giuro di osservare il più rigoroso silenzio.

Beatrice. Io non sono Federigo Rasponi, ma Beatrice di lui sorella.

Clarice. Oh! che mi dite mai! voi donna?

Beatrice. Sì, tale io sono. Pensate, se aspiravo di cuore alle vostre nozze.

Clarice. E di vostro fratello che nuova ci date?

Beatrice. Egli morì pur troppo d’un colpo di spada1. Fu creduto autore della di lui morte un amante mio, di cui sotto di queste spoglie mi porto in traccia. Pregovi per tutte le sacre leggi d’amicizia e d’amore di non tradirmi. So che incauta sono io stata confidandovi un tale arcano, ma l’ho fatto per più motivi; primieramente, perchè mi doleva vedervi afflitta; in secondo luogo, perchè mi pare conoscere in voi che siate una ragazza da potersi compromettere di segretezza; per ultimo, perchè il vostro Silvio mi ha minacciato e non vorrei che, sollecitato da voi, mi ponesse in qualche cimento.

Clarice. A Silvio mi permettete voi ch’io lo dica?

Beatrice. No, anzi ve lo proibisco assolutamente.

Clarice. Bene, non parlerò.

Beatrice. Badate che mi fido di voi.

Clarice. Ve lo giuro di nuovo, non parlerò.

Beatrice. Ora non mi guarderete più di mal occhio.

Clarice. Anzi vi sarò amica; e, se posso giovarvi, disponete di me.

Beatrice. Anch’io vi giuro eterna la mia amicizia. Datemi la vostra mano.


  1. Nelle edd. Paper. e Betin. segue: che lo passò dal petto alle reni.