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IL SERVITORE DI DUE PADRONI 559


Florindo. (legge) Illustrissima signora padrona.

La di lei partenza da questa città ha dato motivo di discorrere a tutto il paese; e tutti capiscono ch’ella abbia fatto tale risoluzione per seguitare il signor Florindo. La Corte ha penetrato ch’ella sia fuggita in abito da uomo e non lascia di far diligenze per rintracciarla e farla arrestare. Io non ho spedito la presente da questa Posta di Torino per Venezia a dirittura, per non iscoprire il paese dov’ella mi ha confidato che pensava portarsi; ma l’ho inviata ad un amico di Genova, perchè poi di là la trasmettesse a Venezia. Se avrò novità di rimarco, non lascerò di comunicargliele collo stesso metodo, e umilmente mi rassegno.

Umilissimo e fedelissimo servitore
Tognin Della Doira.


Truffaldino. (Che bell’azion! Lezer i fatti d'i altri!) (da sè)

Florindo. (Che intesi mai? Che lessi? Beatrice partita di casa sua? in abito d’uomo? per venire in traccia di me? Ella mi ama davvero. Volesse il cielo che io la ritrovassi in Venezia!). (da sè) Va, caro Truffaldino, usa ogni diligenza per ritrovare Pasquale; procura di ricavare da lui chi sia il suo padrone, se uomo, se donna. Rileva dove sia alloggiato, e se puoi, conducilo qui da me, che a te e a lui darò una mancia assai generosa.

Truffaldino. Deme la lettera; procurerò de trovarlo.

Florindo. Eccola, mi raccomando a te. Questa cosa mi preme infinitamente.

Truffaldino. Ma ghe l’ho da dar cussì averta?

Florindo. Digli che è stato un equivoco, un accidente. Non mi trovare difficoltà.

Truffaldino. E a Turin se va più per adesso?

Florindo. No, non si va più per ora. Non perder tempo. Procura di ritrovar Pasquale. (Beatrice in Venezia, Federigo in Venezia. Se la trova il fratello, misera lei; farò io tutte le diligenze possibili per rinvenirla). (parte)