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che sorprende: e volendo io provvedermi per le Parti buffe delle mie Commedie, non saprei meglio farlo che studiando sopra di lui. Questa Commedia l’ho disegnata espressamente per lui, anzi mi ha egli medesimo l’argomento proposto, argomento un po’ difficile in vero, che ha posto in cimento tutto il genio mio per la Comica artificiosa, e tutto il talento suo per l’esecuzione.
L’ho poi veduta in altre Parti ad altri Comici rappresentare, e per mancanza forse non di merito, ma di quelle notizie che dallo Scenario soltanto aver non poteano, parmi ch’ella decadesse moltissimo dal primo aspetto. Mi sono per questa ragione indotto a scriverla tutta, non già per obbligare quelli che sosterranno il carattere del Truffaldino a dir per l’appunto le parole mie, quando di meglio ne sappian dire, ma per dichiarare la mia intenzione, e per una strada assai dritta condurli al fine.
Affaticato mi sono a distendere tutti i lazzi più necessari, tutte le più minute osservazioni, per renderla facile, quanto mai ho potuto, e se non ha essa il merito della critica, della morale, della istruzione, abbia almeno quello di una ragionevole condotta e di un discreto ragionevole gioco.
Prego però que’ tali, che la Parte del Truffaldino rappresenteranno, qualunque volta aggiungere del suo vi volessero, astenersi dalle parole sconce, da’ lazzi sporchi; sicuri che di tali cose ridono soltanto quelli della vil plebe, e se ne offendono le gentili persone1.
- ↑ Qui ha fine l’avvertenza nella ristampa del Pasquali (t. V). Nell'ediz. Paperini seguivano queste altre parole: «Servati finalmente, Lettor carissimo, esser questa Commedia una di quelle sei, che ho promesso oltre le quarantaquattro esibite dal Bettinelli. Ma anche questa diverrà cosa sua, perchè del mio ciascheduno si fa padrone; anzi si imputa a me a delitto, se delle cose mie discretamente mi vaglio».