Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/575

          E per questo? Ben io veggio
          Che gli antichi facean peggio.
               Par che il mondo reo sia fatto
          Oggi sol de’ tristi amori;
          Grida ognun che il mondo è matto
          Pe’ novelli e folli ardori.
          Io li ascolto, e me ne rido:
          Regnò sempre il Dio Cupido.
               Se una donna maritata
          Guarda in volto un cavaliero,
          Grida tosto la brigata:
          Bell'usanza da dovvero!
          La qual cosa al tempo antico
          Non stimavan nè anche un fico.
               Spiritacci mal contenti
          Di voi stessi, e non del mondo,
          Nati solo fra i viventi
          Per inutil tristo pondo,
          Fra le odierne cose usate
          O tacete, ovver crepate.

Fine.

(Tutti lodano con evviva)

Rosaura. Signori miei, tutti egualmente hanno mostrato il loro spirito, ne veggo essersi segnalato sopra gli altri il signor Florindo. In fatto un sonetto non basta per decidere della virtù e del merito d’un uomo dotto. S’egli però si contenta, io gli darò campo di farsi onore.

· · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·