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SCENA VII1
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Florindo. Signori miei stimatissimi, non credo già che sia di vostra intenzione che il divertimento, ch’or si prendiamo, abbia ad esser troppo serioso. Io per dar principio, dirò ciò che intendo circa l’amor platonico delle signore donne in un
SONETTO.
Nice è fida al suo Tirsi; ella ha ripieno
Di casto amore il cor costante e forte
Il suo Tirsi amerà sino alla morte;
Lo dice, il giura, e si percuote il seno.
Ma poi la stessa Nice al bel Fileno
Volge le luci languidette e smorte,
E sembra sol che il suo dolor conforte.
Mirando in viso il pastorel sereno.
Che dobbiam dir di Nice? ella due cori
In petto ha forse? o pure amar più d’uno
Puote senza far onta ai casti ardori?
Ora Nice conosco; ella d’ognuno
Finge gradir gli appassionati amori.
Tradisce entrambi, e non adora alcuno.
(Tutti lodano)
Beatrice. Io non sono poetessa. Tuttavolta dirò un sonetto, che ho conservato, perchè mi piace. Egli parla contro i critici delle nostre mode.
SONETTO.
L’indiscreta ignoranza ognor favella
Contro il nostro variar di moda in moda;
Eppur cotanta novità si loda,
Se per troppo variar natura è bella2.