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L'AUTORE
A CHI LEGGE.1
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Questa dunque, come io diceva a principio, è la prima Commedia della Edizione del Bettinelli, dalla quale, siccome delle altre tre, che formano il primo Tomo, non è vero che egli mi abbia dato un prezzo fisso di dugento e cinquanta ducati, com’egli va schiamazzando, ma il primo Tomo suddetto si è stampato a metà, e si è diviso l’utile di copie 1500 della prima Edizione, dopo la quale ciascheduno era padrone di sciogliersi, e di ristamparla. Ma egli l’ha ristampata sino alla quarta volta, ed io non ne ho avuto, dopo la prima, profitto alcuno. La ragione ch’egli mi addusse, per escludere una pretensione ch’io aveva di continuare nella società anche nelle ristampe, fu questa. Dopo la prima Edizione (diceva egli) la ristampa diviene una cosa comune a tutti, e ciascheduno può ristamparla a sua voglia; e non può l’Autore pretendere società collo Stampatore, che con il rischio di vedersi altrove l’Opera ristampata, per cagione sol tanto del suo mestiere, torna a rimetterla sotto il torchio. Io gli menai buona una tal ragione, e in fatti a Bologna, da lì a poco tempo, il primo Tomo si ristampò. Dunque, per detto del Bettinelli medesimo, un Editore ha da far bene li conti suoi sulla prima Edizione, dopo la quale tutto il Mondo può ristamparla. Ciò fa al proposito mio, per quello mi è stato riferito di lui, che altamente di me si lagna, per avere io in Firenze ristampate le dodici Commedie da lui ristampate in tre Tomi2. Se tutto il Mondo le potea ristampare, perchè non lo poteva fare ancor io? Se a Bologna e a Napoli si ristampavano, perchè non si potevano ristampare a Firenze? Se egli medesimo mi ha negato la società nella ristampa del primo Tomo, come ora pretenderebbe di ristamparli tutti egli solo in eterno? Era necessario, per ottenere l’intento