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LA DONNA DI GARBO | 499 |
Rosaura. Ma prima un’altra grazia vorrei dal signor Dottore, mio amorosissimo suocero.
Dottore. Comandate pure, la mia cara nuora.
Rosaura. Vorrei che vi contentaste, che si accompagnasse anche la signora Diana vostra figlia.
Dottore. Oh, pensate. S’ella è una stolida, chi volete voi che la prenda?
Rosaura. Ecco là il signor Momolo, egli è pronto a sposarla.
Dottore. Ed essa lo prenderebbe?
Rosaura. Anzi n’è innamorata morta.
Dottore. La innocentina!
Momolo. (è meggio tiorla, e destrigarse). (da sè) Sior Dottor, se la se contenta, mi ghe la domando.
Dottore. E tu che ne dici? (a Diana)
Diana. Se vi contentate, lo prenderò.
Dottore. Brava la semplicetta. Piglialo pure, piglialo.
Momolo. Deme la man.
Diana. Prendete la mano.
Momolo. (El ciel me la manda bona). (da sè)
Ottavio. (Da questi tre matrimoni voglio cavar un terno sicuro). (da sè)
Rosaura. Ora, signor Florindo, accetterò contenta la vostra mano.
Florindo. Prendete; ora scorgo più che mai, che siete1 una donna di garbo,
Rosaura. Tutti mi hanno detto finora donna di garbo, perchè ho saputo secondare le loro passioni, uniformandomi al loro carattere. Tale però non sono stata, mentre l’adulazione mi ha fatto usurpare un titolo non meritato. Per essere2 una donna di garbo avrei dovuto dire quello che ora dico. Alla signora Beatrice che le donne savie si contentano dell’onesto, e la vanità delle mode rovina le famiglie. Al signor Ottavio, che il lusingarsi troppo della fortuna è una pazzia, e le cabale sono imposture e falsità. Alla signora Diana, che la finzione è dannata, e che la donna d’onore deve essere sincera e leale. Al signor